Il tazebao della morte
Sottofondo musicale: "It's the end of the world as we know it", REM (1987). O la cover italiana "A che ora è la fine del mondo", Ligabue (1994).
Internet... bella... libera... utile... vasta... incontenibile... dispersiva... complicata... violenta... fallace... veritiera? Non sempre.
Notizia di questi giorni la possibile (presunta? probabile?) morte delle due ragazze italiane che si trovavano in Iraq per aiutare il popolo locale. E i massimi rappresentanti dell'Islam mondiale tengono a farci sapere che secondo la loro religione, oltraggiare una donna è sacrilegio (tenerla invece incolta e palandrata è un omaggio...). E poi, i boss mafiosi non hanno quasi tutti una cappella privata in casa dove pregare, ma fanno ammazzare comunque? Che discorsi... Ma tornando alle due ragazze: questa è una notizia? Quattro deliranti frasi su un sito sono una notizia? Ribattere dicendo che si faranno vedere le foto delle decapitazioni: sono una notizia, o contribuiscono comunque a rafforzare la veridicità di quella precedente? Chi attribuisce verità di prova a queste cose, e molti giornalisti lo fanno, fa un favore all'informazione? Per loro stessa ammissione, molti dei giornalisti in Iraq da diversi giorni non escono dal loro albergo per paura di essere rapiti e perderci la testa... Fanno quindi a loro modo informazione leggendo le agenzie, esattamente come i loro colleghi nelle sedi dei giornali. Questa è informazione? La maggior parte dei giornalisti oggi ha un proprio blog in cui pubblica notizie molto più di frequente rispetto a quanto facciano per le loro testate di appartenenza... E pubblicano di tutto, senza timori di censure o di accantonamenti dai propri superiori. Ma così succede anche per i tanti comuni cittadini che in Iraq, come in Jugoslavia, riescono a dare una immediatezza di informazione impossibile perfino ai giornalisti... I giornali oggi forse stanno per venire superati (e già in Italia se ne leggono pochi...): che senso ha chiudere l'edizione alle 23 per andare in rotativa, con nessuna notizia sulla presunta morte, salvo poi bloccare e ristampare la prima pagina dopo che le prime agenzie hanno dato sprazzi di presunta verità? Evidentemente alle 8 di mattina sono già vecchi, molto meglio una capatina in tempo reale su qualche sito di provata serietà... L'unica ragion d'essere dei quotidiani sono gli approfondimenti, ma secondo me sono molto meglio i magazine settimanali per questo scopo... Ma sicuramente qualcuno mi smentirà... Ma la rete è menzognera, e ci vuole poco a creare dei fake (falsi) ultrarealistici. Se per diffondere il cosiddetto FUD (Fear, Uncertainty and Doubt - Paura, Incertezza e Dubbio) ci vuole molto poco, specie se si tratta di solo e semplice testo, non è che per creare dei fake visivi ci voglia molto di più... Nascondersi dietro l'inadeguatezza della trasmissione digitale in rete facilita la cosa. Immagini fisse come quella della faccia gonfia di Baldoni, o filmati piccoli e sgranati con telecamere ballerine come quello di Nick Berg, non sono complicati da realizzare per chiunque conosca un po' più del minimo i programmi di manipolazione audio/video. Oltre 10 anni fa Sam O'Neil si stupiva a guardare i lunghissimi colli dei dinosauri appena sbarcato a Jurassic Park. Più o meno nello stesso periodo Brandon Lee resuscitava da scene tagliate e rielaborate ne Il corvo, dopo la sua prematura dipartita. A giorni uscirà Sky Captain in cui reciterà un Laurence Olivier resuscitato completamente in digitale. Certo, grosse produzioni, ma i risultati sono eclatanti! Fare qualcosa di simile in piccolo oggi è possibile con un qualsiasi computer moderno, quindi chi ci garantisce che ciò non sia avvenuto o avvenga continuamente, in rete come in TV, visto che quest'ultima spesso riprende notizie, immagini e filmati proprio dalla rete? E badate che questi filmati, più (o oltre) che a turbare l'occidente, servono più che altro a far sapere agli iracheni o afgani che una resistenza esiste ed è ben attiva... Così come è privo di valore reale (ma di alto valore mediatico...), il sondaggio di Al Jazeera secondo cui il 94% degli iracheni è a favore di sequestri ed esecuzioni... Internet ci offre questo e molto di più, la morte in diretta dal nulla. E molti giovani si incontrano macabramente a celebrare questo rito visivo: "Vieni a casa mia che ho trovato il video di quello li che non mi ricordo il nome e te lo faccio vedere". E come si fa a non diventare morbosi, se giornali e telegiornali, più pratici e sott'occhio in casa rispetto alla rete, si sono trasformati in soap opera della morte? "Sono state catturate...", "C'è una rivendicazione di...", "Ancora nessuna notizia...", "Signora, come si sente a sapere che...", "Si è riusciti a stabilire un contatto per la liberazione...", "A breve saranno libere...", "Sono state decapitate...", "Smentita la decapitazione...", "Si cerca di intercedere...". E tutto questo oggi... Ma nel mese scarso che è durata ufficialmente la guerra, era abituale vedere alle 7:35 di mattina, subito dopo il TG per non vedenti di Rai1, l'obbrobbrioso logo che la Rai aveva coniato per legare insieme le trasmissioni di ogni genere alla guerra in Iraq. Subito dopo la sua orrenda musichetta, ecco un jingle più rassicurante: "Con la partecipazione di [inserite il nome di uno sponsor qualsiasi]". Tranquilli, da qualche parte si muore, ve lo ricordiamo continuamente, ma poi vi invitiamo a mangiare i taralluzzi dello sponsor, che tutto passa! Suvvia! The death show must go on!