Il ponte di San Marco

Una rudimentale “passarella”, fatta di legno e lamiera, sovrastava la strada che porta a Cortale. Era un “passaggio” di acqua del Consorzio Irriguo del fiume Pesipe che in determinati giorni del mese mandava l’acqua verso “pendino”. Con lo sviluppo del traffico, tra la fine degli anni ‘60, e i primi anni ‘70 la “passarella” fu rimossa e sostituita con un passaggio sotto il fondo stradale.

Il Ponte di San Marco, a quasi 490 m.s.l.m., era meta sia di “romantici” solitari che di giovani che dall’alto del ponte osservavano, o per meglio dire sbirciavano, le ragazze che si recavano al fiume o tornavano cariche del bucato, che, candido, le limpide acque della Petromulara o di Pesipe avevano reso. San Marco nei tempi passati era meta della processione che si faceva il 25 aprile, nella ricorrenza, appunto, della festa di San Marco. Durante la processione veniva benedetto il filugello: le devote si schieravano lungo la strada e al passaggio del sacerdote scoprivano le loro ceste contenenti i preziosi vermiciattoli, perché ricevessero la benedizione. “Alla sconocchiata”, alla vendita del bozzolo, spesso, veniva rinviata una spesa, la compera di un vestito, di un paio di scarpe o addirittura il saldo di un debito fatto al negozio di generi alimentari. In riferimento a questa processione vi è una filastrocca basata su un malinteso:

“Non mi l’ammucciu,
non mi l’ammaccu
ca mu mi lu benedicia
la processione de Sammarcu”.

Proverbio : “A San Marcu la frunda cu lu saccu”.